Aziende a caccia di profili tecnici introvabili. Può sembrare paradossale ma le aziende italiane fanno molta fatica a trovare nuovi assunti tra i 25 e i 34 anni. Un fenomeno preoccupante se si pensa che nei prossimi 5 anni avremo bisogno di oltre 150 mila supertecnici nei settori chiave dell’industria italiana. A raccontare la situazione, in sintesi, è stat la giornalista Milena Gabanelli, nel focus del Corriere della Sera: Dataroom di cui, di seguito, ripercorriamo i punti principali.
Sostenuta da fondi pubblici e privati, l’alta formazione offerta dagli Its ha permesso all’82,5% (monitoraggio MIUR) dei diplomati di trovare lavoro entro l’anno. “Merito della formazione «on the job» e della collaborazione delle aziende alla didattica. Gli Its sono, infatti, Fondazioni partecipative che coinvolgono imprese, enti pubblici, centri di ricerca e associazioni di categoria. Posto che la sinergia sembra funzionare, il primo problema è numerico. Attualmente abbiamo 10.447 iscritti nei 95 Its italiani mentre in Germania le «Fachhochschulen» (analoghi istituti di formazione terziaria), superano il milione di studenti. Il rapporto è di 1 a 100″.
Fondamentale, per la formazione dei supertecnici, è la figura delle aziende: sono solo 1449 quelle coinvolte, che arrivano per lo più dal segmento delle piccole-medie imprese. Una delle cause di questa carenza, è da imputare sicuramente ai costi da sostenere per la formazione dei ragazzi: professionisti per le docenze e laboratori infatti non costano poco. Va da sè che in questa situazione, sono avvantaggiati gli Its che nascono nelle aree vicine alle industrie maggiormente attive che possono così avere “materiale” per le assunzioni a portata di mano. Recentemente lo Stato italiano sembra essersi accorto della situazione e delle potenzialità inespresse dell’alta formazione: sono 65 i milioni di euro, divisi in 3 anni, destinati agli Its da qui al 2020, non moltissimi ma comunque necessari almeno come punto di partenza. L’obiettivo? ridurre il gap con gli altri stati, che già da 30 anni, investono nell’alta formazione, la Germania su tutti.
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